“La macchina che meccanizza la vita”
(quaderno primo, paragrafo quarto, pagina 4)
Questa frase presa da 'I quaderni di Serafino Gubbio operatore', scritto da Luigi Pirandello (1867-1936), riassume il messaggio principale dell'opera. Il libro presenta il progresso come disumanizzante ed alienante, e alla luce di ciò viene condannato. In particolare, l’autore focalizza la propria attenzione, sulla condanna della cinepresa la quale nel trascorrere degli eventi riduce il protagonista Serafino, un semplice operatore, ad una macchina. Per essere più precisi è Serafino stesso che preferisce ridursi ad accessorio, come se fosse una "manovella della cinepresa", (quaderno 1, capitolo primo, pagina 4), o ancor di una sua protesi, piuttosto che abbandonarsi ai suoi sentimenti.
Abbiamo analizzato il rapporto tra progresso e macchina legate fin dal Medioevo, ma in modo particolare a partire dalla seconda rivoluzione industriale. Inoltre la stretta relazione che unisce il progresso alla tecnica, ovvero la necessità di liberarsi dei vecchi schemi di azione per introdurne dei nuovi, e la connessione che vi è tra tecnica e macchina, quest’ultima per esistere deve sottostare alle leggi dettate dalla prima.
Siamo poi passati all’analisi del collegamento tra il progresso e la società, focalizzando l’attenzione sul mito di Dedalo descritto nell’opera di Haldane e Russell “Dedalo o la scienza e il futuro. Icaro o il futuro della scienza” e quello descritto da Bacone nel "De Sapientia Veterum". Successivamente gli effetti del progresso sulla natura, la dicotomia tra il naturale e l’artificiale e la convivenza di questi; il progresso e l’etica spiegato attraverso l’Espirit de finesse e l’Espirit de geometrie di Pascal; inoltre l’impatto che ha la ribellione sul progresso e il rischio legato a esso.
Come ultimo obiettivo abbiamo approfondito alcuni sviluppi ingegneristici e cosa l’ingegneria è in grado di offrire affinché ci sia un progresso.
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